Nel momento in cui i capi di Stato e di governo finalizzano l’accordo sulla composizione della Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker, resta da capire quale attenzione sarà data già a partire dai prossimi mesi ai temi del cambiamento climatico e come questi ultimi si intersecheranno al resto delle politiche europee, prima fra tutte la politica regionale e quella energetica. Nonostante negli ultimi mesi il dibattito europeo si sia concentrato più sui temi economici e finanziari che su quelli legati al cambiamento climatico, le iniziative europee che coinvolgono le città rappresentano alcune tra le azioni più innovative realizzate negli ultimi anni per condurre il tema del cambiamento climatico al livello più prossimo rispetto al cittadino. È proprio da queste che l’Europa deve ripartire per riaffermare la sua specificità nel dibattito globale, puntando sui temi che maggiormente stanno caratterizzando l’impegno di centinaia di contesti urbani e regionali: dall’urbanizzazione sostenibile alla diversificazione delle fonti energetiche, fino al cambiamento dei comportamenti quotidiani dei cittadini.
L’introduzione negli scorsi mesi della nuova iniziativa MayorsAdapt, nata da una costola del Patto dei sindaci, sta sostenendo gli sforzi di decine di città europee attive nell’adattamento e nel contrasto ai cambiamenti climatici. Sono già venticinque le città europee ad aver aderito ufficialmente all’iniziativa mentre altre trentasei hanno segnalato il proprio interesse nei confronti di MayorsAdapt: tra le città finora aderenti non solo grandi centri come Monaco di Baviera, Hannover o Anversa ma anche numerosi centri di piccole e medie dimensioni come Giulianova, Craco e Muro Lucano mentre si preparano ad aderire ufficialmente centri di grande importanza strategica come Napoli, Palermo, Barcellona e Glasgow.
Come già avvenuto per il Patto dei sindaci, dove le città italiane rappresentano circa la metà del totale di quasi 6000 città aderenti, anche in MayorsAdapt i centri urbani della Penisola superano di gran lunga gli altri paesi europei. Ciò indica una volta di più la volontà dei contesti locali di non attendere che Bruxelles cali le sue decisioni dall’alto ma di rendersi protagonisti di una cambiamento che parte dai quartieri cittadini per arrivare su scala globale. Sono infatti le città a subire principalmente gli effetti del cambiamento climatico, che provoca non solo danni naturali ma è responsabile di stravolgimenti economici e sociali per ogni forma di insediamento umano, in particolare nelle città. Dalle nuove forme di povertà all’esclusione sociale fino al recupero degli spazi, ogni fenomeno urbano passa attraverso una rinnovata attenzione alla salvaguardia delle risorse naturali ed energetiche. L’Europa e le sue città hanno molto da imparare dallo scambio di esperienze e dal trasferimento di conoscenze reciproche e proprio da qui, più che dalla condivisione di regolamenti e direttive, l’Europa può ritagliarsi un ruolo politico nei prossimi round negoziali. Come l’integrazione tra politiche di pianificazione strategica, di adattamento e di riduzione delle emissioni costituisce la base del MayorsAdapt, così l’Europa deve integrare queste caratteristiche in un piano coerente che superi divisioni politiche e ideologiche e riporti il Vecchio continente on the forefront dell’innovazione mondiale sui temi della lotta al cambiamento climatico.
Simone d’Antonio